Sono Gabriel, ho 23 anni e potrei sembrare un ragazzo normale, uno fra i tanti miei coetanei che incontro ogni giorno nelle aule dell’università. Forse non si nota, ma convivo con la Fibrosi Cistica ogni giorno. Parlo di convivenza perché mi è stata diagnosticata due settimane dopo che ero nato, ed ogni giorno da quel giorno la combatto ogni mattina e ogni sera per tenerla a bada, per curarmi nel miglior modo possibile in modo da poter realizzare qualsiasi sogno mi balzi in mente.

La scuola

Da piccolo mi sembrava tutto normale: le fisioterapie, le visite e i ricoveri in ospedale. Poi crescendo notavo che tra i miei amici nessuno faceva queste cose, quindi sono nate le prime domande e ho iniziato a realizzare che ero diverso da tutti gli altri ragazzi della mia età; ma ancora non capivo del tutto ciò che mi capitava. Alle scuole medie avevo il passaggio sotto casa per andare a scuola ogni giorno, mentre i miei amici prendevano l’autobus. Capivo che qualcosa in me era diverso da loro. Piano piano capivo.

Dopo le medie mi sono iscritto al liceo Scientifico e ho deciso di non avere nessun tipo di passaggio verso scuola, così da potermi sentire più simile ai miei compagni. Inizialmente nessuno in classe sapeva del mio problema, poi piano piano ho cominciato, anche grazie ad alcune esposizioni, ad aprirmi verso i miei compagni, ma soprattutto ho iniziato veramente a capire cosa comportava la malattia. La svolta è arrivata durante la maturità, quando volevo approfondire nella mia tesina la mia vera passione: le automobili. Purtroppo i professori bocciarono l’argomento e quindi scrissi una tesina sulla fibrosi cistica, indagando soprattutto la qualità della vita.

L’università

Ora sono passati diversi anni da quei giorni, mi sto laureando in ingegneria industriale e dopo mi iscriverò a ingegneria dell’autoveicolo a Modena, coronando uno dei miei sogni!

Lo sport

Per tenere a bada la malattia ho sempre praticato molto sport di movimento: ho cominciato col calcio, passando per l’atletica leggera, arrivando ad oggi che sono diventato arbitro di calcio. Sono anche appassionato di montagna e, ogni weekend libero dall’arbitraggio, organizzo e vado a fare escursioni con amici o famiglia.

L’incontro con l’Associazione Un Sogno per Vincere

A febbraio 2016, navigando su Facebook, ricordo di aver visto un post di “Un Sogno per Vincere” che lanciava un contest fotografico mettendo in palio, alla foto che avrebbe ricevuto più “mi piace”, un giro da passeggero su una vettura da rally. Non ho avuto nemmeno il tempo di pensarci: dovevo essere io a salire su quella vettura, e così è stato. Grazie anche alla mia fidanzata che mi aiutava a far mettere il “mi piace” su Facebook, ricevendo non pochi insulti. Qualche mese dopo il contest salivo su quella vettura, per 13 minuti che mai dimenticherò nella mia vita. Quello stesso giorno ho conosciuto meglio l’associazione e ho scoperto che realizzava i sogni dei ragazzi malati come me, ragazzi che ogni giorno devono affrontare tutte le cure del caso. In più durante questa esperienza si era supportati anche dal punto di vista del combattere la malattia.

Quel giorno ho cominciato a pensare che il mio sogno di guidare un’auto da corsa poteva presto diventare realtà. L’anno dopo o negli anni seguenti ci sarei potuto essere io alla guida di una di quelle vetture. Così è stato, quest’anno sono uno dei due piloti che parteciperanno alla Trento – Bondone.

Può sembrare solo un sogno difficilmente realizzabile di un ragazzo ordinario, ma per me significa ben di più. Significa essere una volta in più un “ragazzo normale”, significa avere le stesse possibilità di un ragazzo sano. Questa possibilità per me significa vincere contro la fibrosi cistica, anche se solo per un giorno. Significa continuare a lottare, a curarmi, ogni giorno sempre di più e sempre meglio, per continuare a realizzare i miei sogni.

Ma soprattutto, così come io ho visto altre persone correre, potrei essere l’esempio per altri ragazzi malati, dimostrando loro che i sogni sono realizzabili, nonostante la fibrosi cistica. Voglio, infatti, onorare al meglio questa possibilità divertendomi, ma soprattutto essendo d’esempio a chi pensa solo ed esclusivamente a trovare la cura. Sicuramente la cura è sì importantissima, ma non è l’unico obiettivo.

Bisogna vivere appieno ogni minuto che ci viene donato, impegnandoci a realizzare tutti i sogni e soprattutto senza rinunciare a nulla.

Per sostenere il sogno di Gabriel

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